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Luci negli abissi!

07/02/2012

Luci negli abissi!

L’ecosistema marino è il più vasto ambiente della Terra, la distribuzione e la sopravvivenza degli esseri viventi che lo popolano è fortemente influenzata da fattori come luce, temperatura, pressione e presenza di nutrimento.
La luce solare penetra fino a circa 200-300 metri e qui si concentra la maggior parte degli organismi marini, mentre nella zona afotica, cioè senza luce, a profondità maggiori, risiedono strane forme animali e fioriture sconosciute, che si alzano ondeggiando nelle condizioni più impervie. Per sopravvivere gli animali necessitano di vedere possibilmente senza essere visti, per cui sono dotati di grossi globi oculari, corpi sottili o addirittura trasparenti. Molti hanno sviluppato un contegno mite simile alle piante, altri invece aggressivo e implacabile nel tendere imboscate alle loro prede, in un altalenante gioco di inganni e fughe: questa è la lotta per la sopravvivenza. A tali profondità le specie abissali adottano sofisticate tecniche di mimetizzazione e di caccia, poichè nel loro vagabondare, hanno poco da mangiare e la morte si cela dietro un incredibile varietà di forme.
Sono soddisfatti ed al contempo sorpresi gli scienziati del «Census of Marine Life» impegnati nel più grande censimento della vita marina perché grazie a strumenti sofisticatissimi, oggi si riesce ad esplorare nicchie ambientali un tempo irraggiungibili.
Una visione sfolgorante l’hanno avuta i ricercatori dell’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, a largo di Capo San Vito (TP), quando si sono inaspettatamente imbattuti in una particolare specie di corallo nero, il Savalia lucifica (foto), residente abituale dell’Oceano Pacifico, la cui bioluminescenza è strettamente legata alla sua sopravvivenza, sensibile come lo schermo di un touch screen. Con il termine bioluminescenza si intende una particolare reazione garantita da particolari batteri simbionti, ossia interni all’organismo in questione, che permettono attraverso alcuni processi enzimatici l’emissione di un quanto di luce.
Tale capacità è stata ritrovata in molti gruppi di animali delle profondità marine, come pesci, celenterati, anellidi, molluschi e crostacei, finalizzata alla predazione, alla difesa ed alla comunicazione.
Il Vampyroteuthis infernalis, conosciuto comunemente come il calamaro vampiro, può disorientare gli aggressori con lampi di luce di durata variabile da una frazione di secondo a diversi minuti; i pesci accetta, Argyropelecus hemigymnus, hanno il ventre che assume la colorazione dell’acqua circostante; mentre una nuova specie di pesce scorpione, Scorpaenopsis vittapinna, che fende le acque dell'Oceano Indiano, stupisce con la sua cresta a ventaglio bianca e rossa ed una coda variopinta somigliante a un fuoco d'artificio.
Tali scoperte, al giorno d’oggi sono a dir poco clamorose, considerando che in passato era impossibile vedere e riprendere animali e piante vivi a tali profondità, difatti per lungo tempo scienziati e scrittori hanno fantasticato sulla presenza di creature mostruose o di incantevole bellezza.
Letizia Passantino

 

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