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Lo Stretto di Messina: il fascino e la bellezza fra mito e realtà.

17/06/2013

Lo Stretto di Messina: il fascino e la bellezza fra mito e realtà.

Lo Stretto di Messina è un lembo di mare a forma di imbuto, che divide la Sicilia dalla penisola calabrese, creando un collegamento tra il Mar Ionio e il Mar Tirreno. Ha un'estensione complessiva di 33km, in particolare, a sud ha una distanza di circa 16km che si diparte da Capo di Alì fino a Capo Pellaro, mentre sul lato esposto a nord è di appena 3km, ricompresi tra Punta del Faro messinese e la Rupe di Scilla.

Quello dello Stretto è un mare insidioso e molto profondo, che degrada in un abissale canyon sottomarino. La sua origine tettonica è dimostrata dalle affinità litologiche fra i Monti Peloritani siciliani ed il massiccio dell’Aspromonte calabrese; la zona è ritenuta altamente sismica ed in tal senso sono tristemente famosi il terremoto ed il conseguente tsunami del 1908, che rasero al suolo le città di Messina e Reggio Calabria, causando la morte di migliaia di persone, seminando terrore e distruzione.

Peculiarità dello stretto sono le correnti di marea, che raggiungono importanti velocità e sovente sono accompagnate da controcorrenti laterali e da pericolosi vortici, detti garofoli o refoli. La corrente principale assume diverse direzioni cercando di livellare il flusso ed il riflusso dei due bacini, tirrenico e ionico, con una rema montante che va da sud verso nord e poi con una rema scendente, nella direzione opposta.

E' un mare notoriamente molto popolato da pesci di tutti i tipi e attraversato da mammiferi marini quali balene e delfini ma anche da grandi pelagici, abilissimi nuotatori dal corpo idrodinamico, come tonni e pesce spada. Tale pescosità si tramuta ovviamente anche in una importantissima risorsa economica e la pesca, tramandata negli anni con particolari rituali, è ormai divenuta una antica tradizione d’arte marinara, descritta già nel II secolo A.C. dallo storico greco Polibio che la definì come una vera e propria “caccia”: su ogni barca, anche donominata Feluca, in cima ad un alto albero maestro, trova posto un uomo che ha l'incarico di avvistare il pesce spada, mentre un altro uomo posizionato nella zona della prua su una lunga passerella ha il compito di arpionarlo. L'animale, ferito mortalmente, viene trascinato in mare fino a quando, spossato ed incapace di dibattersi ulteriormente, viene issato a bordo.

Questo piccolo braccio di mare offre un paesaggio affascinante, che toglie il fiato, forse unico al mondo. Definirlo magico non è esagerato in quanto con i suoi venti, correnti e vortici, ha alimentato la fantasia di narratori che hanno tramandato storie intrise di apparizioni e sortilegi, come il fenomeno della “Fata Morgana”, ma anche di strane creature come ninfe e giganteschi mostri. Molto conosciuto è l’antico mito di “Scilla e Cariddi”, che sono perfino divenuti degli eponimi per questo Stretto.

Letizia Passantino

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