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12/02/2012
Sette film in sette giorni – guida alla settimana cinematografica in tv Dal 13 al 19 febbraio
Ancora gelo in Italia. Non se la passano meglio nel resto d’Europa, ma almeno a Berlino il grande cinema scalda gli sguardi con la 62esima edizione della nota kermesse. A noi non resta che spulciare il palinsesto televisivo per trovare i momenti più caldi della settimana cinematografica.
Potrebbe lasciar freddi la durata sterminata dell’ultimo film di John Woo, “La battaglia dei tre regni” (2008, Rete 4, lunedì 13 febbraio – 21,10), ma per gli spettatori asiatici la maratona è anche più lunga (cinque ore in due parti, al cospetto dei miseri 125 minuti della versione europea). Anno 208: la riunificazione della Cina, alla fine della dinastia Han, deve passare per lo scontro con i regni confinanti di Shu e di Wu dell’Est. Metti John Ford e Sergio Leone nell’Estremo Oriente: più o meno quel che fa Woo, in un kolossal epico che fida non solo su di uno stilismo esasperato, ma anche sulle convincenti interpretazioni dei singoli, in particolare Takeshi Kaneshiro e Tony Leung, già duettanti in “Hong Kong Express” di Wong Kar-wai.
Sul grande schermo è da poco tornato in Italia con la rivisitazione di “Millenium – Uomini che odiano le donne”. Parte di quelle atmosfere minacciose e deglii ambienti ostili si ritrovano anche in “Zodiac” (2007, Canale 5, martedì 14 febbraio – 21,10), che David Fincher firma nel 2007 raccontando la storia dell’omonimo serial killer a spasso per la California tra anni sessanta e settanta. Utilizzo perfetto dello spazio off, come se ci fosse sempre un agguato fuori dal campo visivo. È un thriller che mostra l’ossessione del regista per le ossessioni: i detective finiscono per rovinare le vite private pur di venire a capo di una matassa troppo ingarbugliata.
Altra prime serata d’autore, nel mid-week cine-televisivo, con “The Aviator” (2004, Rai Movie, mercoledì 15 febbraio – 21,00) di Martin Scorsese. La storia di Howard Hughes (Leonardo Di Caprio) mette molta carne al fuoco: fu produttore cinematografico, regista, aviatore, erede di una famiglia di petrolieri, proprietario di una compagnia d’aerei, rubacuori di splendide attrici, paranoico ed accusato di corruzione. Regia mirabile e Di Caprio da Oscar, ma resta qualche dubbio sulla sceneggiatura (John Logan, “The Gladiator”), che lascia in ombra alcuni aspetti ad alto potenziale drammatico della vita di Hughes. Non mancano spunti di grande cinema.
Criptico ed intriso d’onirismo, più incline all’incubo che al sogno: parliamo di “Mulholland Drive” (2001, Iris, giovedì 16 febbraio – 21,00), quintessenza, ai massimi livelli, del cinema di David Lynch. A Hollywood Rita perde la memoria per un’incidente avvenuto sulla Mulholland Drive, ma prova a riacquistare la propria identità grazie a Betty Elms, attrice australiana appena sbarcata a Los Angeles. Il cinema come scrittura del sogno: non tutto apparirà chiaro, ma l’unica logica interna, in fondo, è quella del film stesso, senza nessi causa-effetto e con tante immagini ed evocazioni intimamente suggestive.
Il fine settimana inizia con il ruggito di un Leone d’Oro (65esima edizione del Festival di Venezia), ossia “The Wrestler” (2009, Rai 3, venerdì 17 febbraio – 21,05) di Darren Aronofsky. Hanno detto in lungo ed in largo che la regia è stata semplicemente diligente, nel dire della storia di Randy “The Ram” Robinson, wrestler professionista ritiratosi dalle scene che cerca di rientrare sulla scena che conta, attraverso il circuito indipendente, e nel frattempo di ricucire i rapporti con la figlia. Tutto merito, dicono, di Mickey Rourke – effettivamente a proprio agio, capace di un’interpretazione toccante. Ma c’è molta farina del sacco di Aronosfky, come nella splendida sequenza finale, impreziosita dalla canzone di Bruce Springsteen.
In tema di grandi attori, “Il petroliere” (2007, Rete 4, sabato 18 febbraio – 23,20) di Paul Thomas Anderson si avvale della straordinaria performance di Daniel Day-Lewis nei panni del modesto minatore Daniel Plainview, che si arricchisce in poco tempo in California, a cavallo tra Otto e Novecento, grazie ad una dritta dell’enigmatico Eli. È più di un biopic: è folle, animalesco, apocalittico. Parabola maestosa.
A proposito di animalità: Anthony Hopkins, con la reminiscenza obbligata de “Il silenzio degli innocenti”, è il protagonista di “Instinct – istinto primordiale” (1998, Iris, domenica 19 febbraio – 18,47). La vicenda è quella di un antropologo e primatologo da anni rifugiatosi nel silenzio, arrestato nel Ruanda dopo aver vissuto tra i gorilla ed affidato ad uno psichiatra in un manicomio criminale. Niente di straordinario, francamente: ma sono i classici b-movies – strano dirlo per un film con Hopkins! – che diventano veri e propri cult. Chiuderemo un occhio, e diremmo che il semplicismo è semplicità; e che – ma questo è vero – l’adrenalina non manca.
Antonio Maiorino