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19/02/2012
Sette film in sette giorni !
guida alla settimana cinematografica in tv Dal 20 al 26 febbraio
L’Italia vince, con vittorie che dimenticheremo dopodomani (Emma a Sanremo) e non dimenticheremo mai (i Taviani a Berlino: ma il problema è che non sappiamo chi siano). Ma, senza dilungarci troppo su cosa sparirà “via col vento”, ci vien da dire che “domani è un altro giorno”, e domani si vedrà: qualcosa di buono in tv, ovviamente.
Avremmo tutti bisogno di un Walt Kowalski, il protagonista di “Gran Torino” (2008, Rete 4, lunedì 20 febbraio – 21,10), il veterano di guerra che cerca di raddrizzare la vita al giovane vicino, un ragazzo asiatico senza padre che ha cercato di rubargli una Ford Gran Torino da collezione pur di essere ammesso in una gang giovanile. Regia ed interpretazione di Clint Eastwood: ed è una lezione non solo di stile, ma anche di etica, ammesso la si possa insegnare. Un talent senza show – non so se si è capita l’antifona.
A chi non fosse andato giù il verdetto sanremese, piacerebbe fare in qualche modo come i protagonisti di “Be Kind, Rewind. Gli acchiappa film” (2008, Rai Movie, martedì 21 febbraio – 0,45): rigirare tutto, in un remake ad oltranza. Così fanno i gestori di una videoteca, i cui nastri si sono smagnetizzati per un singolare incidente. Ne vien fuori un’altra opera di Michel Gondry sospesa tra il sogno ed il delirio, con Jack Black godibilissimo mattatore immalinconito, come noi a vedere certi spettacoli.
C’è l’imbarazzo della scelta in tv al mercoledì, un po’ come l’imbarazzo, a volte, di essere italiani. La palma del must di metà settimana va però a “L’infernale Quinlan” (1958, Iris, mercoledì 22 febbraio – 23,15), allucinato capolavoro di Orson Welles – capolavoro, questo si: in un’era in cui si grida sempre al miracolo artistico. Charlton Henston è un poliziotto messicano che indaga su di un delitto alla frontiera americana, risolto troppo frettolosamente dallo stimato detective americano Quinlan (Welles), falsificatore di prove: un indimenticabile tiranno giustiziere. Scenari notturni allucinati, non solo al confine tra Messico e Usa, ma anche a quello tra bene e male, se di demarcazioni così nette si può parlare. Interminabile piano sequenza d’apertura tra le idee più audaci idee della storia del cinema.
Troppe parole spese per Welles, lo ammetto – come i soldi di certi budget spropositati. E allora, solo due parole su di una serata cine-televisiva di transizione: “Il pianeta delle scimmie” (2001, Rete 4, giovedì 23 febbraio – 0,05), purtroppo il remake, purtroppo non di Jack Black, purtroppo non con Charlton Henston. Insipido reboot di un regista che sappiamo capace d’altro – Tim Burton – sia a livello di visionarietà che di effetti speciali. Perché vederlo, allora? Perché nella sua discutibilità resta una spanna sopra tanti spettacoli ancora in giro in prima serata....
Molto più spettacolare “Iron Man” (2008, Italia 1, venerdì 24 febbraio - 21,10), cine-fumettone di Jon Favreau, con cui la saga della Marvel riprende vita grazie all’iniezione di adrenalina di uno dei più inossidabili attori dell’industria di Hollywood: Robert Downey Jr, interpretazione di ferro nei panni di Tony Stark, il magnate playboy che produce armamenti per il governo americano, fino a quando non produrrà – per caso – sé stesso, armatura ambulante. O supereroe contro il crimine? Magnifico anche Jeff Bridges, villain che non invecchia mai. Un film dalla pelle di metallo e dal cuore emozionato: stiamo uniti sul divano, piacerà.
Tutti suonati – ma che musica, Maestro! – tranne la protagonista, nel film “Jackie Brown” (1997, Rete 4, sabato 25 febbraio – 23,45). Per fortuna non è suonato Tarantino, che, anzi, rifugge facili funambolismi – il bel “Kill Bill” è ancora lontano anni luce – nella storia di una hostess (Pam Grier) coinvolta da un trafficante d’armi nella ricerca di una valigia contenente mezzo milione di dollari. Anche la polizia si mette sulle tracce, piuttosto svitatamente. Un’opera che sembra un unico, lungo complotto fuori campo, in cui idealmente si tifa per l’impiegata di colore di mezza età e si sorride del mistcasting che fa di De Niro un malvivente che vive male e della Fonda la promessa di un cadavere senza cervello. Lentissimo prologo, calzante per un film che si apprezza lentamente nelle sfumature di uno script sostenutissimo. Finalmente domenica, insomma: anche alla fine della prossima settimana, il peggio sarà alle spalle.
Antonio Maiorino
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