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16/10/2013
Ricordi d’autunno….
La castagna è il frutto autunnale per eccellenza, racchiusa nel suo guscio che è caratterizzato dalle sfumature cromatiche del marrone, colore tipico di questa stagione.
La sua raccolta appassiona da sempre grandi e piccini, che si muovono alla loro ricerca, tra fruscii di foglie e sordi tonfi di ricci che cadono, rompendo sovente il fantastico silenzio contagioso che ci circonda e che ci consente di immergerci in un completo e totale relax.
D’altronde, il castagneto è sicuramente uno dei luoghi più magici dove trascorrere una splendida giornata a contatto con la natura. Almeno una volta, penso che ognuno di noi abbia fatto questa bell’esperienza.
Se torno indietro nel tempo, al periodo della mia infanzia, ricordo le splendide gite con la mia famiglia. Nonni, zii, cugini, amici, tutti insieme a correre lungo le scoscese pendici dell’Etna, per raccogliere questo carnoso e saporito frutto, racchiuso in uno spinoso involucro che lo proteggeva dalle insidie dell’ambiente esterno.
Ma la ricerca nascondeva anche altre sensazioni. Nel raccogliere il riccio, per noi bambine, sempre romantiche e sognatrici, l’emozione più grande era quella di trovare una castagna a forma di “cuore” che naturalmente riponevamo gelosamente da parte, quasi si trattasse di un monile prezioso.
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Il castagno è un albero molto antico, appartenente alla famiglia delle Fagacee, che risale addirittura al periodo Cenozoico; ha uno sviluppo piuttosto lento ed infatti inizia a produrre i suoi frutti solo dopo aver compiuto circa i vent’anni d’età.
Ricordo che il nonno raccontava che nel paesino, Sant'Alfio, lungo la strada provinciale c’era un albero altissimo, forse più di una ventina di metri, chiamato il "Castagno dei Cento Cavalli", che pareva essere il più antico d'Europa con i suoi quasi quattromila anni d’età.
Noi più piccini ascoltavamo rapiti la leggenda legata al suo nome, secondo la quale nel V secolo, la regina Giovanna d'Aragona ed il suo seguito di cento cavalieri, durante un terribile temporale trovarono riparo sotto le enormi chiome di questo albero. Oggi leggo con immenso piacere, che l’albero che tanto amavo, è istituzionalmente tutelato.
Letizia Passantino