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25/10/2013
L’Uccello del Paradiso, un galante e splendido ammaliatore.
Nella complessa e vastissima classe degli Uccelli, i Paradiseidi eccellono non solo per la bellezza e la singolarità del piumaggio, ma anche per il loro comportamento oltremodo vivace nel corso del periodo degli amori. A tale famiglia appartengono numerosissime specie, che vivono in Nuova Guinea, in Australia orientale e nelle Molucche, tra le quali, la più diffusa e nota è la Paradisea Apoda (foto).
Eminentemente forestali e di dimensioni corporee modeste, sono volatori mediocri ma buoni arrampicatori anche in virtu' mdel fatto che posseggono zampe piuttosto lunghe, grosse ma sgraziate; il becco, di color grigio-azzurro, varia molto per forma e lunghezza poiché si cibano sia di sostanze vegetali che animali.
Le ali dei soggetti di genere maschile presentano elementi ornamentali molto colorati ed appariscenti che variano dal giallo-arancio al rosso-bruno, contrastando fortemente con il verde brillante del collo, il giallo della testa, il bianco intorno agli occhi ed il nerastro del resto del corpo; inoltre le due timoniere centrali della coda sono lunghissime ed esilissime.
Molto amati dagli ornitologi, questi uccelli, che proprio per la magnificenza delle livree furono detti “del Paradiso”, manifestano atteggiamenti interessanti soprattutto durante i corteggiamenti. Infatti i maschi, eccitatissimi, attirano le femmine esibendosi in spettacolari danze fra i rami degli alberi: essi aprono le ali, gonfiano il pettorale, sollevano i grandi pennacchi ed estendono il collo, emettendo forti suoni, non troppo gradevoli per il nostro orecchio.
In ogni caso, a farli conoscere in Europa all’inizio del VI secolo, fu il fedele compagno di Magellano, Antonio Pigafetta, durante il loro periplo mondiale. Nei secoli successivi, tali uccelli furono ampiamente commercializzati per le loro penne, in particolar modo nel XIX secolo divennero una fonte preziosa per l’abbellimento di cappellini alla moda, tanto che nella Nuova Guinea si compì una vera e propria strage che li portò quasi all’estinzione, fin quando finalmente non se ne proibì la caccia.
Letizia Passantino