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Prodezze e Campioni. Dalla Mano de Dios al Tacco di Allah… a quello di Palacio.

26/12/2013

Prodezze e Campioni. Dalla Mano de Dios al Tacco di Allah… a quello di Palacio.

Giorni di festa, quelli che viviamo. Giorni in cui del pallone si può chiacchierare con toni meno accesi, davanti agli immancabili dolci natalizi. Sono questi i giorni in cui meglio si riesce a gustare il bello che nel Calcio c'è, e quello che speriamo a lungo nel calcio resti: la prodezza balistica, il colpo di genio del campione… o quello di fortuna del calciatore dai piedi meno fini.

Il colpo di tacco con cui Palacio ha suggellato la vittoria dell’Inter nel derby della Madonnina di domenica sera, consegnandosi alla storia del Calcio italiano, è il miglior spunto per poter ricordare alcune delle prodezze più grandi di questi ultimi decenni; quei tiri “alla cieca”, quasi sempre scoccati spalle alla porta e frutto di un perfetto mix tra istinto e tecnica, che mandano in visibilio le curve e deliziano ogni appassionato del pallone.

A ciascuno verrà in mente il “tacco” cui più resta affezionato, e noi non possiamo che cominciare questa breve rassegna da un “tocco-che-tacco-non-è” ma che in fatto di tecnica ed effetto-sorpresa non è secondo a nessuno: la rabona di Diego Armando Maradona. Quella cui nessun difensore si abituò mai e che, tra gli altri incredibili gesti tecnici, ha consegnato El Pibe de Oro alla storia del calcio mondiale. Una su tutte ricordiamo qui: quella con cui, in un Napoli-Torino al San Paolo, dopo essersi liberato alla sua maniera sul vertice destro dell’area di rigore, disegnò un cross al bacio per l’accorrente Caffarelli, che non ebbe altro da fare che spingere di testa il pallone in rete.

Tornando al “colpo di tacco” nel senso più puro della definizione, non possiamo non citare quello con cui l’algerino del Porto, Rabah Madjer, si guadagnò l’appellativo de “il Tacco di Allah” grazie alla prodezza con cui riportò in parità il risultato della Finale di Coppa dei Campioni del 1987, contro il Bayern Monaco a dieci minuti dalla fine. La sua squadra raddoppiò addirittura nei minuti finali e si portò il Trofeo a casa.

In questo gioco tra sacro e profano, non può essere dimenticato nemmeno il campionissimo Brasiliano Socrates, che veniva da tutti chiamato “il Tacco di Dio” per la quantità impressionante di assist smarcanti, in quel modo forniti ai compagni di tutte le squadre in cui ha militato, Fiorentina compresa. E, restando in tema di brasiliani –e pure di derby- brilla il colpo di tacco “al volo” che un ispiratissimo Amantino Mancini sfoderò nel derby capitolino del 2003. Ancora, famosissimi restano il colpo di Roberto Bettega contro il Milan al Meazza nel 1971 (incredibilmente simile alla rete di Palacio contro i rossoneri: stessa porta, stessa dinamica, stesso avversario) e quello di un altro Mancini -Roberto- con la maglia della Lazio, che spedì la palla sotto l’incrocio dei pali, contro il Parma nel 1999 (un vero capolavoro).

La storia del pallone è, insomma, ricca di prodezze del genere, come i racconti epici resteranno sempre zeppi di atti eroici in battaglie colossali. Sarà sempre difficile farne una raccolta antologica completa. Ma in fondo, cosa importa?

Nel cuore di ogni sportivo resterà sempre una personalissima classifica dei gol più importanti e negli occhi di ciascuno i fotogrammi delle prodezze più emozionanti. Ancora una volta (e, una volta tanto, lontani da ogni spirito di campanile) ci siamo ritrovati a riflettere, senza quasi accorgercene, su quanto è bello il gioco del calcio! 

Carmine Ciniglia

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