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29/02/2012
Rossella Urru: da 4 mesi nelle mani dei suoi rapitori.
Sono trascorsi oltre quattro mesi da quella tragica notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre 2011 quando, nei campi profughi saharawi di Rabuni, nei pressi di Tindouf in Algeria, furono rapiti tre cooperanti della solidarietà internazionale. Tra loro, c'era la cooperante italiana, Rossella Urru della ONG CISP. In quei campi profughi vivevano e tutt'ora vivono rifugiati saharawi pacifici, donne, bambini, anziani, disabili, rappresentanti di organizzazioni internazionali e di ONG che lavorano in campo umanitario. Persone inermi, che quella notte sono servite da scudo a chi, evidentemente, tende ad alterare il sentimento di solidarietà internazionale e vuole privare il proprio paese dei necessari aiuti umanitari
Rossella ha sempre seguito con amore il popolo Saharawi, cui ha dedicato anche la sua tesi alla Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Ravenna, e anche per il suo affetto verso queste persone, la sua lunga prigionia agita le coscienze di tutti. Parole di solidarietà per Rossella, e di condanna verso il rapimento (che sarebbe avvenuto ad opera di un gruppo armato proveniente dal Mali) sono arrivate anche dal Presidente della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD), Mohamed Abdelaziz, con una lettera indirizzata al segretario generale dell’ONU Ban Ki-Moon.
Notevole, come sempre avviene in questi casi, l'impegno diplomatico e politico italiano, volto ad ottenere la tanto attesa liberazione della Urru.
Fondamentale, in questa fase, dare il massimo risalto a questa vicenda, per non far diminuire l'attenzione internazionale su questo caso.
Bisogna riportare a casa Rossella, non importa come. L' accorato appello che tutta l'Italia rivolge a chi sta seguendo questo difficile intrigo internazionale, vorremmo racchiuderlo in poche ma significative parole: Liberate Rossella, fate in modo che torni alla sua vita, al suo lavoro, alla sua famiglia.
Donatello Giannetti