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Il Dirigibile, antico aeromobile che apre una nuova era per i trasporti in zone inospitali.

06/05/2014

Il Dirigibile, antico aeromobile che apre una nuova era per i trasporti in zone inospitali.

Il dirigibile è stato una delle prime macchine volanti ideate dall’uomo. Costituito da una sorta di grande pallone fusiforme, che può essere “rigido” o “floscio”, a seconda se sia rivestito o meno da una superleggera impalcatura interna, contiene un gas che, più leggero dell’aria, ne assicura il sostentamento secondo il noto “principio di Archimede” ma è anche dotato di motore di propulsione opportunamente guidato.

Nonostante già alla fine del 1700 fossero stati progettati dei prototipi, il primo pallone dirigibile “floscio” capace di compiere un viaggio di andata e ritorno, fu realizzato nel 1884 dai capitani Renard e Krebs, ma era alquanto pesante, poichè azionato da un motore elettrico alimentato da una enorme pila.

Successivamente in Francia, nei primi anni del novecento, grazie all’avvento del motore a scoppio, vennero realizzati dei dirigibili muniti di timone di profondità e di piani di stabilizzazione; contemporaneamente anche in Italia si costruirono numerosi aerostati, che furono utilizzati anche in Libia durante la guerra italo-turca.

Il primo dirigibile cosiddetto “rigido” venne costruito in Germania nel 1900 dal conte von Zeppelin. Esso era costituito da un’impalcatura interna in leghe leggere, formata da larghi anelli collegati da travi longitudinali, le cui due estremità terminavano a forma di cono. Nello specifico, quella posteriore portava i timoni di quota e di direzione. Durante la prima guerra mondiale, nonostante i progressi dell’aviazione e il continuo perfezionamento degli aeromobili, i Tedeschi erano soliti utilizzarli solo durante la notte, in quanto con la luce del giorno, il tiro delle contraeree rendeva impossibile e assai rischioso il loro utilizzo.

Negli anni a venire, furono effettuati molti viaggi transoceanici con l'ausilio di questo straordianario mezzo di trasporto; fdegni di citazione, tra gli altri, sono l’aerostato inglese R34, il francese Dixmude e l’italiano Norge, comandato da Umberto Nobile che sorvolò il Polo Nord e che, qualche anno dopo, entusiasta di tale impresa, volle ripeterla con il dirigibile Italia, che invece precipitò sulla banchisa.

A onor di cronaca, purtroppo, è doveroso ricordare anche i numerosi insuccessi e le rovinose cadute di tali aeronavi, come quelle dell’inglese R.101 e del tedesco Hindenburg (foto A), la più grande prodotta fino a quel tempo, orgoglio dell’ingegneria nazionale e considerata anche simbolo nazista.

Le cause di tali disfatte furono determinate soprattutto dalle improvvise avverse condizioni meteorologiche, alla facile infiammabilità dell’idrogeno utilizzato per il suo sostentamento, che successivamente fu sostituito dall’elio e, come si scoprì in seguito, a causa delle vernici applicate per rivestire l’involucro degli aeromobili spesso variamente colorati, anch’esse altamente infiammabili soprattutto se a contatto con l’elettricità statica atmosferica.

Negli ultimi decenni, si è rinnovato l’interesse per tale mezzo, soprattutto se si considera il neoprogramma per la riduzione dei consumi energetici. Essi sono stati utilizzati per numerosi studi scientifici e tecnologici, tra tutti si citano, a titolo esemplificativo ma non esaustivo: il rilevamento di alcuni dati meteorologici e aerofotogrammetrici, la sorveglianza costiera, aerea, di superficie, subacquea e il rimorchio di sonar, oltre all’utilizzo di tipo pubblicitario-commerciale.

Recentemente, il dirigibile è tornato ad assumere una posizione di prestigio nel trasporto aereo, più sicuro e versatile, utilizzando un particolare tipo di aeronave-cargo per il sollevamento pesante, detta HLA (Heavy Lift Airship) (foto B), risolvendo così il problema dello spostamento di carichi molto ingombranti, sia nel campo civile che in quello militare, tutto ciò grazie alla dotazione di due grandi rotori, simili a quelli degli elicotteri, che permetterebbero la salita, la discesa e la traslazione di tale mezzo in zone remote in cui non è possibile avere alcuna pista di atterraggio.  

Letizia Passantino

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