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Posti in piedi in Paradiso, il disagio dei padri separati

11/03/2012

Posti in piedi in Paradiso, il disagio dei padri separati

Tre padri separati, Ulisse (Carlo Verdone), Domenico (Marco Giallini) e Fulvio (Pierfrancesco Favino), un tempo stimati professionisti, vivendo in ristrettezze economiche a causa degli alimenti da versare alle rispettive ex mogli e figli, decidono di iniziare una convivenza (forzata), per sopperire alle difficoltà in cui si trovano.
Ulisse è costretto a vivere nel retro del suo negozio di vinili, arrotondando con la vendita on-line di “memorabilia”, ha moglie disoccupata (ex cantante) e la figlia Agnese, che vivono a Parigi; Domenico lavora come agente immobiliare e dorme nella barca di un amico; arrotonda i suoi introiti facendo il “gigolò” con signore non più giovani, anche per cercare di pagare l’assegno di mantenimento ai figli maggiori(con cui ha un rapporto conflittuale) e all’ex amante, Claire.da cui ha avuto un’altra figlia; infine, Fulvio, costretto ad alloggiare presso un convitto, che da famoso critico cinematografico si è ridotto ad occuparsi di “gossip”, mentre il difficile rapporto con l’ex moglie, Lorenza, gli preclude spesso la possibilità di incontrare la figlioletta di tre anni.
I tre uomini si incontrano casualmente e rendendosi conto di condividere problemi similari, vengono alla determinazione di andare a convivere, per poter suddividere, e quindi ridurre le rispettive spese di sostentamento. Inizia così la loro “strana”, ma utile convivenza, e i loro rapporti diventano via, via più amichevoli, ritrovandosi, poi, ad affrontare insieme, in un susseguirsi di situazioni tragico-comiche, problemi, amori, e crisi. I loro disagi non troveranno soluzioni, fino a quando, ad aprire uno spiraglio di “Paradiso” saranno i rispettivi figli. L’amore che li lega ai rispettivi padri e viceversa, seppur contrastato, favorirà il ristabilirsi, per questi ultimi, di una vita più decorosa ed equilibrata.

Il film di Carlo Verdone, proiettato nei cinema italiani a ridosso dell’8 marzo, “festa della donna”, sembra, non a caso, voler portare alla pubblica attenzione, un problema sociale emergente, non meno degno di attenzione di quello degli abusi sulle donne. E’ un problema al maschile quello delle difficoltà, della solitudine, quando non della vera e propria povertà di molti padri separati; mi rimetto alle parole usate dalla scrittrice Iaia Caputo, che ha presentato, in questi giorni il suo libro “Il silenzio degli uomini”, per esprimere meglio il concetto e cioè: «Non si può più chiedere agli uomini di essere presenze amorevoli per i figli e poi estrometterli brutalmente dalla quotidianità degli affetti per farne dei “visitatori” saltuari e ininfluenti»
Il libro di Iaia Caputo, anche se concentrato essenzialmente sui problemi delle donne, si unisce, idealmente, nel narrare il disagio genitoriale, alla recente pubblicazione di Tiberio Timperi, dal titolo “Nei tuoi occhi di bambino”. Anche qui, come nel film di Verdone, si racconta di padri e figli uniti dal medesimo destino di separazione, là dove le leggi esistono, ma sembrano, troppo spesso, ignorare i diritti, ma soprattutto i bisogni emotivi di entrambi.
Il dramma di questi padri separati dai loro figli, dalla loro casa, dai loro amici, non sembra meno grave di quello della violenza domestica, del precariato, e della disoccupazione, andandosi, casomai, ad aggiungersi agli altri, altrettanto disattesi dalle istituzioni.
Questi scrittori, con serietà e coraggio, e Carlo Verdone, con leggerezza ed ironia, riescono a mostrarci con forza, meglio di qualsiasi saggio di diritto o di sociologia, che è importante, quando una famiglia si scompone, attribuire ad ognuna delle parti, giusti diritti e responsabilità, affinché soluzioni auspicabili e possibili, tutelino tutti - figli “in primis”- e non debbano necessariamente passare attraverso l’ ”arte dell’arrangiarsi” o peggio il ricatto, la calunnia e la violenza.
Donata Porta.

 

 

 

 

 

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