Vittoria “sudata” nel più pieno senso del termine, quella del debutto della nostra Nazionale contro gli inglesi. Per il tipo di partita che si prevedeva fosse e per quello che è stato davvero: una battaglia tra due fieri avversari, in un contesto ambientale e climatico davvero ai limiti della praticabilità. Ma si sa, quando il gioco si fa duro…

E proprio il volto duro e tirato di Mario Balotelli, quel fermo immagine del calciatore che a fine partita –sfrontato come sempre- mostra ironicamente alle telecamere il risultato con le dita, dà la misura di quanto quest’Italia si sia buttata anima e corpo nell’avventura Mondiale, conscia dei suoi limiti ma concentrata sulle sue potenzialità: applicazione tattica del gruppo e capacità di sacrificio. Se a ciò si aggiunge l’indiscutibile qualità tecnica dei singoli, nessun obiettivo è precluso a priori agli azzurri di Prandelli.

A Manaus si è forse assistito a quella presa definitiva di coscienza, proprio da parte dell’attaccante del Milan che, dal primo all’ultimo dei 73 minuti in cui è stato in campo, ha dato dimostrazione all’intera platea mondiale (e forse pure a sé stesso) che sa assumersi la responsabilità di tenere in allerta l’intera retroguardia avversaria. Sa, insomma, interpretare alla perfezione il pesante ruolo che il C.T. gli ha messo sulle spalle: essere il solo terminale offensivo di una squadra, che presenta sì altre potenti bocche da fuoco, ma solo dietro le sue spalle, distanziate sempre di almeno una quindicina di metri.

E Super Mario, nell’afa incredibile della capitale amazzonica, ha lottato, difeso decine di palloni, fatto da sponda per numerosi assist e, soprattutto a palla lontana, creato spazi per gli inserimenti dei trequartisti e per le loro conclusioni.

Il Balotelli che è stato trionfalmente accolto all’arrivo in Brasile dagli sportivi carioca, il Mario-personaggio che i Social riconoscono già come il vero capitano della nostra Nazionale, ha indubbiamente cominciato col piede giusto questo Torneo. E siglare il gol della vittoria contro i “maestri” inglesi ha tutta l’aria di essere, se non una consacrazione a livello planetario, qualcosa che davvero gli assomiglia molto. 

Carmine Ciniglia