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26/03/2012
Sette film in sette giorni
Sette film in sette giorni – guida alla settimana cinematografica in tv. Dal 26 marzo al 1 aprile
Dopo la settimana in cui i tavoli di consultazione della politica (o tecnica) italiana sembrano piuttosto un far west intriso di cordialità, la programmazione cine-televisiva si apre sul digitale terrestre con uno spaghetti-western degno d’imbandire la tavola di ogni cinefilo: il “Django” (Rai Movie, lunedì 26 marzo – 19,25) di Sergio Corbucci, non a caso, è una piatto che Quentin Tarantino ci servirà semi-freddo a distanza di quasi mezzo secolo, riscaldando il reboot in lavorazione con calibri come Jamie Foxx e Leonardo Di Caprio. L’originale è un cult dalla trama scarna, ma affiorante gradualmente nella suggestiva reticenza di un indimenticabile Franco Nero: a Django, accusato di un furto d’oro, viene uccisa la moglie. Lui, semplicemente, uccide tutti. Kill Bill al maschile?
Vale la pena tenere accesa la fiamma dell’attenzione fino a notte tarda, per vedere “La fiamma del peccato” (Rai Movie, martedì 27 marzo – 1,30) di Billy Wilder, classico noir sceneggiato da Raymond Chandler (creatore letterario di Philip Marlowe), nero almeno quanto l’abisso in cui precipita un agente di assicurazioni per concertare, con la moglie di un cliente, l’assassinio del marito della donna per incassare i premi. Storia di marcescenza progressiva, come denuncia la femme fatale di turno nel dire, nelle ultime battute: “Sono marcia fino al cuore”. Los Angeles di notte: poche volte così bella e pericolosa.
È invece opera recente, ma densa di riferimenti al passato (Scorsese, Serpico), l’avvincente “American gangster” (Rete 4, mercoledì 28 marzo – 23,20) di Ridley Scott, storia vera di Frank Lucas alias Superfly, il re del mercato dell’eroina degli anni ’70, e del suo pedinatore Richie Roberts, detective dell’FBI che nell’ambito dell’indagine ebbe modo di far uscire il marcio della polizia americana. Ridley Scott gladiatorio, ma è Denzel Washington a sobbarcarsi l’interpretazione più sfumata e complessa. Montaggio brillantemente tessuto da Pietro Scalia.
Thriller d’autore al giro di boa della settimana, con un film altrettanto “colto”, ed altrettanto appassionante: “Le verità nascoste” (Canale 5, giovedì 29 marzo – 23,30) di Robert Zemeckis. Il dottor Norman Spencer (Harrison Ford) e la moglie Claire (Michelle Pfeiffer) sono una coppia felice, che vive in una casa sul lago dove cominciano a venire alla luce sospetti ed inquietanti presenze. Larghi tratti di rielaborazione in puro stile Hitcockiano, ma con originale aura gotica. Meccanismo della tensione ben oleato e finale dalla potente accelerazione.
Il week end comincia con le “Ore disperate” (Rai Movie, venerdì 30 marzo – 21,00) di Michael Cimino, remake di Wyler con Bogart, che il regista scompagina con indovinata infedeltà. La vicenda è quella dell’evasione di tre detenuti, con la complicità di un’affascinante avvocatessa; le “ore” sono disperate nella casa della famiglia Cornell, sotto sequestro, dove i tre attendono l’arrivo della quarta, mentre la magagne dei sequestrati rendono tutto più difficile. Perversa partita a scacchi, i re sono Hopkins e Rourke: ma la regina Kelly Lynch, con pistola e reggicalze, è di memorabile erotismo nero.
Ai puristi del cinema snob, forse non piacerà il suggerimento: ma “I Simpson – Il Film” (Italia 1, sabato 31 marzo – 19,30) di David Silverman non è il semplice cameo in lungometraggio della fortunata serie della Fox. Alla prova di una durata più cospicua, l’intelligente corrosività della serie tv resiste con inossidabile ironia e con ritmo animato. Il tema ecologico è più di una filigrana.
Per un fine settimana adrenalinico, l’effetto dopante è assicurato da “Paura e delirio a Las Vegas” (Iris, domenica 1 aprile – 21,05) di Terry Gilliam, road movie tratto dal libro di Hunter Thompson che per più di un decennio nessun produttore aveva avuto il coraggio di trasformare in opera filmica. 1971, Raoul Durke ed il dottor Gonzo partono per Las Vegas, con un bagagliaio colmo di ogni sorta di sostanza farmaceutica e di bevanda. Il trip è servito, in tutti i sensi. Film singultante, come un’allucinazione discontinua, ma la frammentarietà tragi-grottesca si addice ai cocci dell’American Dream. Johhny Depp e Benicio del Toro sugli scudi con drogato istrionismo.
Antonio Maiorino
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