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Sette film in sette giorni – guida alla settimana cinematografica in tv - Dal 9 al 15 aprile -

09/04/2012

Sette film in sette giorni – guida alla settimana cinematografica in tv - Dal 9 al 15 aprile -

Difficile che sia nutrito lo stuolo degli spettatori cine-televisivi nel lunedì in Albis. O meglio: sarà nutrito... dalle abbondanti libagioni festive. Eppure la settimana di cinema in tv si apre con delle prime serate di assoluto interesse. Al flop d’autore “Alice in Wonderland” di Tim Burton su Rai 1, si fa preferire un film d’inchiesta particolarmente appropriato nel ricorrere recente dell’anniversario del terremoto in Abruzzo: “Draquila – L’Italia che trema” (La7, lunedì 9 aprile – 21,10), di Sabina Guzzanti. Bollato frettolosamente come un documentario di parte, trasferisce a buon diritto nel mondo del cinema la parzialità che, piuttosto, è singolare trovare così accentuata in certe testate nazionali. Nonostante qualche caduta di stile ideologica, resta un documento impressionante del sisma aquilano del 2009.

Con la Pasqua al crepuscolo, si abbina bene un western crepuscolare, “Gli avvoltoi hanno fame” (Rete 4, martedì 10 aprile – 16,15) di Don Siegel, con Clint Eastwood e Shirley MacLaine. Un mercenario texano schierato con i ribelli messicani juaristi salva una suora strappandola dalle mani dei banditi e la trascina in diverse peripezie. Nel tirocinio di Eastwood prima di diventare regista, l’ironia di Siegel in questo ritmato western con molti tratti da commedia, deve essere stata un’ispirazione preziosa.

Vale la pena combattere il sonno e gustarsi “Revanche – Ti ucciderò” (Rai Movie, mercoledì 11 aprile – 1,00) di Gotz Spielmann, moderno noir ricco di colpi di scena e pregno di un’intelligente analisi sul senso della vendetta e della colpa. Prostitute, malviventi, poliziotti, rapine fallite e derive drammatiche per un film scisso in due parti: mossa la prima, più meditativa la seconda, con un cambio di scenario tra una Vienna poco imperiale ed i boschi austriaci maledettamente silenziosi. Tra il 2008 ed il 2009 fece il giro dei festival e fu candidato agli Oscar.

A proposito di Austria, ed a proposito di festival: “Il nastro bianco” (Rai Movie, giovedì 12 aprile – 00,45) del maestro Michael Haneke vinse nel 2009 a Cannes. In Germania, qualche anno prima della Grande Guerra, in un paesino di campagna si susseguono attentati, violenze, sevizi. Qualcuno cerca di scoprire la verità, qualcuno di restaurare il silenzio del gregge del Signore. L’ingeneroso bianco e nero, le riprese fisse ed implacabili, l’assenza di musica di sottofondo producono una concentrazione drammatica suggestiva e misteriosa.

Dopo tante segnalazioni notturne, il titolo a fagiolo è “Il grande sonno” (Rai Movie, venerdì 13 aprile – 11,50) di Howard Hawks, indimenticabile noir tratto dall’omonimo romanzo di Raymond Chandler (splendido adattamento di W. Faulkner e L. Brackett), con la coppia Bogart\Bacall a farla da padrone. Se si aggiungono le musiche di Max Steiner e la fotografia di Sidney Hickox, il quadro della perfezione tecnica è completo. Ma non era solo un esercizio virtuosistico: l’indagine di Philip Marlowe su di uno strano ricatto vive infatti di strappi emotivi, sequenze enigmatiche, dialoghi torbidi, sguardi magnetici.

Anche l’Italia cinematografica batte un colpo, anzi due. “La vita come viene” (Iris, sabato 14 aprile – 15,30) di Stefano Incerti intreccia sei storie all’insegna dello scontento nell’arco di un weekend. Ambientazione indefinita al nord, ma il regista è tra i protagonisti della new wave napoletana (insieme a Martone, Sorrentino, Corsicato, De Lillo). Che sia un’onda non affidata ai soli registi, ma anche a chi lavora dietro le quinte, è confermato dall’ottimo montaggio di Claudio Di Mauro (David di Donatello e Nastro d’Argento per “L’ultimo bacio”) e dalla bravura tecnica di Pasquale Mari nell’assecondare i primi piani insistiti per scavare nell’identità dei personaggi.

Il secondo colpo del cinema italiano nel week end è “L’amico di famiglia” (Iris, domenica 15 aprile – 10,50), da ripassare insieme ai dieci comandamenti prima della messa domenicale. Secondo le parole dello stesso regista, Paolo Sorrentino, il protagonista “Geremia de' Geremei, settantenne, usuraio, bruttissimo, lercio, ricco e tirchio, cinico ed ironico, ha un rapporto morboso, ossessivo, malato con qualsiasi cosa. Con la madre, il padre, i soldi, le donne, insomma con la vita. Per questo, pensa di essere solo. E invece non è solo. Sono tutti come lui. Siamo tutti come lui”. Film usurante, più che sull’usura, con la tecnica glaciale e penetrante di un autore in forte ascesa. In concorso a Cannes 2006.

Antonio Maiorino
 

 

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