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15/04/2012
Morosini, l'insegnamento del guerriero.
La morte di Morosini ci lascia con un profondo sgomento, tanta tristezza, un grande senso di impotenza di fronte ad aspetti imponderabili della vita, ma anche un grande insegnamento. Il calcio si è giustamente fermato in omaggio alla memoria di questo sfortunato atleta, la cui breve vita era già stata duramente segnata da una serie incredibile di episodi funesti che avevano colpito la sua famiglia. Il papà e la mamma morti quando lui non era ancora maggiorenne, e tra i due eventi luttuosi, il suicidio del fratello, disabile. Piermario era rimasto da solo a prendersi cura della sorella, peraltro gravemente ammalata. Aveva reagito con grande forza d'animo a tutti i duri colpi che un destino avverso gli aveva riservato. E anche quando è stato colto dal malore, ha provato a rialzarsi. Una, due, tre volte, proprio come aveva sempre fatto nella sua vita. Ma stavolta il suo cuore, probabilmente già provato dal dolore e dalla sofferenza, non ce l'ha fatta. Un guerriero nella vita, un angelo nel cielo. Lassù, per tutti quelli che credono in una vita ultraterrena, potrà riabbracciare i suoi cari. Qui, sulla terra, lo ricorderemo come un eroe dei giorni nostri. Il calcio è uno sport che spesso divide, crea assurde rivalità, fomenta violenza e razzismo. Di fronte a questo tragico evento, tutte le bandiere sono state ammainate. I tifosi, tutti i tifosi, senza distinzioni di alcun tipo, si sono ritrovati a piangere abbracciati. Non lasciamo che da lunedi tutto torni com'era. Non dimentichiamo questo ragazzo, ricordiamolo attraverso manifestazioni, o magari intitolandogli una piazza, una strada, uno stadio. E da lassù, Piermario potrà ritrovare il suo sorriso che in un maledetto pomeriggio si è improvvisamente spento.
Donatello Giannetti