Una vittoria inaspettata e per questo ancora più bella. L’Italia di tennis femminile ha battuto la Spagna 3-2 (ma il doppio di chiusura vinto dalle iberiche è arrivato a risultato acquisito) e ad aprile giocherà gli spareggi per rientrare nel girone principale della Fed Cup, l’equivalente della Coppa Davis al femminile. La squadra azzurra, guidata da Tathiana Garbin, sulla terra rossa di Chieti non partiva favorita contro le più quotate spagnole ma, come spesso accade nelle competizioni a squadre, il migliore piazzamento in classifica non è stato sinonimo di successo.

Bravissima Sara Errani (nella foto) che ha vinto i suoi due incontri (contro Arrubarrena e soprattutto Carla Suarez-Navarro, entrambe avanti nel ranking femminile), il punto decisivo è arrivato dalla esordiente Deborah Chiesa che, schierata a sorpresa al posto della Paolini, ha battuto la Arrubarrena al termine di un incontro lungo e combattuto finito al tie-break del terzo set. Una scelta che sembrava azzardata ma che invece ha dato ragione alla Garbin che ha puntato sulla 21enne trentina che proprio da questa partita potrebbe iniziare una carriera ricca di soddisfazioni.

Il circuito maschile in settimana aveva in calendario tre appuntamenti: sul veloce di Montpellier il successo è andato al francese Pouille che in finale ha battuto il connazionale Gasquet. I due transalpini, apparsi in ottima forma, saranno un brutto cliente per la squadra azzurra di Coppa Davis nella sfida in programma dal 6 all’8 aprile a Genova. Altro derby, questa volta spagnolo, sulla terra rossa di Quito. In Ecuador la vittoria è andata a Carballes Baena che, partito dalle qualificazioni dopo aver eliminato l’italiano Lorenzi al secondo turno, è arrivato in finale e si è imposto su Albert Ramos-Vinolas. Secondo turno fatale anche a Travaglia e Giannessi eliminati con un pizzico di delusione. Nell’ultimo appuntamento in programma il bielorusso Mirza Basic ha centrato il primo successo in carriera battendo il rumeno Marius Copil. Eliminato al secondo turno Andreas Seppi battuto dal lussemburghese Muller.

Antonio Procopio