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20/02/2018
Svezia 1958: esplode la stella Pelé e regala al Brasile la prima coppa
Durante l’edizione disputata in Svizzera nel 1954, la Fifa aveva scelto la Svezia come nazione che avrebbe organizzato il mondiale di calcio del 1958. Il paese scandinavo individuò addirittura dodici sedi per le partite da disputare, anche se fino all’ultimo ci fu il rischio, poi sfumato, di dover ricorrere agli stadi di Oslo e Copenaghen come appoggio. La Fifa impose la regola secondo cui ogni nazionale avrebbe dovuto disputare almeno un incontro di qualificazione per poter partecipare alla competizione. Per questo motivo Israele, che si sarebbe qualificato per le innumerevoli rinunce delle rivali, perse il posto venendo obbligato ad uno spareggio col Galles, che riuscì ad avere la meglio con un doppio 2-0. Per la prima volta nella storia (ed unica fino all’edizione 2018), l’Italia non riuscì a staccare il pass per la fase finale. Dopo aver zoppicato in un girone non insormontabile, gli azzurri avrebbero dovuto affrontare nel dicembre del ’57 l’Irlanda del Nord a Belfast per l’ultimo turno.
Agli italiani sarebbe bastato un pareggio per passare, ma un disguido impedì l’arrivo della terna arbitrale designata e l’incontro, finito 2-2, fu declassato al rango di amichevole. La ripetizione del match, avvenuta circa un mese dopo, culminò in una vera e propria tragedia sportiva, con gli irlandesi avanti per 2-0 nel primo tempo prima che il gol dell’oriundo Da Costa riaprisse illusoriamente la partita, conclusasi di fatto poco dopo con l’espulsione dell’azzurro Ghiggia. La nazionale italiana visse così uno dei peggiori momenti della sua storia.
Tra le qualificate, fece scalpore l’assenza a sorpresa dell’Uruguay e la presenza di tutte e quattro le nazionali del Regno Unito. La formula del mondiale ’58 prevedeva ancora la formazione di 4 gironi da quattro squadre, il cui sorteggio sarebbe avvenuto dopo una preventiva suddivisione in quattro fasce di merito. Non fu previsto, come invece in Svizzera, il fatto che le due migliori del girone non dovessero affrontarsi, per questa ragione, tutte le nazionali disputarono tre incontri. Il Gruppo 1 salutò la qualificazione dell’Irlanda del Nord e dei campioni della Germania Ovest, mentre il secondo girone vide il passaggio della prolifica Francia, col celebre attacco guidato dalla coppia Kopa-Fontaine, quest’ultimo capocannoniere della competizione con lo score incredibile di 13 reti in sei incontri disputati, e della Jugoslavia.
Gli altri gironi premiarono i padroni di casa della Svezia, il Galles, il Brasile e l’URSS guidata dal leggendario portiere Jascin. La rappresentativa sovietica fu poi eliminata dai padroni di casa, mai così tonici, mentre i francesi estromisero i nordirlandesi, la Germania batté la Jugoslavia e il Brasile sconfisse il Galles grazie ad un gol del diciassettenne Edson Arantes do Nascimento, in arte Pelé, giovanissimo fenomeno che si sarebbe rivelato al mondo proprio durante il torneo svedese ed avrebbe poi cambiato la storia del calcio nei decenni successivi. Fu proprio il brasiliano a decidere con una tripletta la semifinale contro la Francia (poi terza dopo un tennistico 6-3 sulla Germania Ovest) e si rivelò protagonista anche nella finalissima, disputata contro la Svezia padrona di casa. Gli scandinavi, forti dell’appoggio del pubblico, passarono subito in vantaggio dopo soli 4’ grazie ad un’invenzione di Nils Liedholm, ma dovettero subire il ritorno brasiliano che vide i neo-verdeoro (in blu in quell’occasione) infilare la porta di Svensson con Vavà (2 volte), Pelè e Zagallo, prima che Simonsson provasse a riaprire il match e Pelé scrivesse la parola fine sul confronto a pochi secondi dalla fine. Per il Brasile fu un successo straordinario: la compagine sudamericana riuscì finalmente ad allontanare l’incubo del “maracanazo” di otto anni prima, aprendo una nuova stagione che
l’avrebbe consacrata come una delle squadre più forti di sempre e l’avrebbe vista sulla vetta del mondo altre due volte nelle tre successive edizioni dei mondiali, sempre con Pelé in grandissima evidenza.
La Svezia, per converso, chiuse un periodo d’oro, quello del trittico Gre-No- Li composto da Gren, Nordhal e Liedholm, che furoreggiavano anche in Italia con la maglia del Milan. Gli scandinavi avrebbero fallito la qualificazione alle ai due mondiali successivi e non sarebbero mai più approdati sul podio prima di USA ’94.
Francesco De Giorgi