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16/03/2018
Mondiali ’66: L’Inghilterra fa sua la coppa giocando in casa
Archiviata la controversa edizione cilena del ’62, la massima competizione calcistica mondiale tornò in Europa nel 1966, più precisamente in Inghilterra. Le qualificazioni furono caratterizzate dal boicottaggio operato da parte delle nazioni africane, che diedero forfait in massa L’Italia, che stava costruendo una buona squadra con cui avrebbe vinto l’europeo ’68 e sarebbe arrivata in finale nel mondiale successivo, si qualificò senza troppi patemi, mentre mancarono l’appuntamento Svezia e Cecoslovacchia, ossia le due finaliste perdenti delle ultime edizioni del mondiale. Conquistarono il pass le debuttanti Portogallo e Corea del Nord, mentre fallirono la qualificazione le altre nazionali del Regno Unito. La formula della competizione non cambiò rispetto all’edizione precedente: quattro gruppi da quattro squadre che si affrontarono in un girone all’italiana che avrebbe promosso ai quarti ad eliminazione diretta le prime due classificate. Il Gruppo 1 salutò il passaggio di Inghilterra ed Uruguay a spese del Messico e di una deludente Francia, mentre dal Gruppo 2 emersero prevedibilmente Germania Ovest ed Argentina ai danni di Spagna e Svizzera.
Grandi sorprese dal Gruppo 3, che vide subito eliminato il Brasile bicampione in carica a favore del Portogallo del grande Eusebio e dell’Ungheria. I sudamericani, dopo il successo all’esordio con la Bulgaria rimediarono due sconfitte orfani di Pelé, a mezzo servizio per un infortunio. Il Gruppo 4, quello dell’Italia, vide gli azzurri esordire proprio contro quel Cile che ancora costituiva un pessimo ricordo dopo quattro anni. I sudamericani in condizioni normali non erano una squadra temibile ed infatti i nostri, pur non incantando nel gioco, liquidarono agevolmente la pratica con un netto 2-0. Il secondo incontro, però, vide l’Italia soccombere con la temibile URSS. Le cronache dell’epoca parlarono di uno schieramento troppo difensivista messo in campo da mister Fabbri e polemizzarono per l’impiego di Bulgarelli nonostante questi fosse infortunato.
Nulla di perduto, l’ultimo match del girone avrebbe visto gli azzurri impegnati contro la Corea del Nord, un avversario ritenuto debole e di nessun intralcio, ma le cose andarono diversamente. Con l’ambiente forse destabilizzato dalle polemiche, Fabbri decise di rivoluzionare la formazione cambiando ben sette giocatori ma tenendo in squadra proprio Bulgarelli, che scese in campo menomato ad un ginocchio e dovette uscire lasciando gli azzurri in dieci dalla mezz’ora del primo tempo. Un’Italia frastornata, a cui anche un pareggio poteva bastare, andò sotto poco prima dell’intervallo con un gol di Pak Doo Ik e non riuscì più a recuperare la situazione venendo eliminata e facendo quella che per moltissimi anni è stata considerata la peggior figura della nazionale azzurra. La Corea del Nord si fermò ai quarti dopo aver comunque messo in difficoltà il Portogallo, che seppe rimontare dall’incredibile 0-3 del 25’ fino al 5-3 finale, grazie ad un poker di Eusebio e ad un arbitraggio a tratti discutibile. I lusitani avrebbero poi conquistato il terzo posto finale battendo nella finalina l’URSS dopo aver ceduto agli inglesi in semifinale. L’Inghilterra trovò nella finalissima la Germania Ovest. I tedeschi, subito in vantaggio con Haller, subirono il ribaltamento del risultato grazie ai gol di Hurst e Peters, ma seppero agguantare a pochi secondi dalla fine il pareggio con una sortita di Weber.
Nei supplementari l’Inghilterra, con un’inedita divisa rossa, tornò il vantaggio col più celebre gol fantasma della storia, siglato da Hurst, il quale chiuderà poi la contesa bucando nuovamente la rete teutonica. La storia avrebbe poi dimostrato che la palla probabilmente non era entrata, ma comunque quella finale rimase nella storia per lo spettacolo offerto agli appassionati. L’Inghilterra campione poteva in ogni caso contare su una squadra di assoluto rispetto, guidata dal capitano Bobby Moore, coi fratelli Charlton, il portiere Banks ed il prolifico attacco completato da Hurst e Hunt: una rosa di tutto rispetto per una nazionale che, seppur all’epoca al centro delle polemiche per qualche arbitraggio definito favorevole, seppe comunque meritare la vittoria finale.
Francesco De Giorgi