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Furore, un giardino tra mare e montagna..

13/01/2012

Furore, un giardino tra mare e montagna..

In viaggio per la Campania

 
Seguendo i tornanti  di una strada immersa nel verde (l'Amalfi-Agerola) si giunge a Furore, "il paese che non c'è". Trattasi infatti di uno sparso abitato, dove le case non stanno una accanto all'altra ma spuntano da costoni di roccia. Terra Furoris, ovvero Terra del Furore, è l'antico nome del paese e trae origine dalla furia delle acque del mare all'interno del fiordo. La Terra del Furore è l'altra faccia della costiera, quella "dove i rumori non sono altro che una lieve imperfezione del silenzio". Luogo caro agli dei, sembra creato da un mazzo di carte sparpagliato dal vento. Sui ripidi fianchi del canyon, o su qualche omerica rupe discoscesa, potrebbe celarsi una divinità addormentata: un nudo fauno, rievocato dagli eretici dell'amore libero, o una sirena, avvistata da una scalinatella, da una barca sul mare o dal sentiero dell'agave in fiore.Questo è Furore: un pozzo di desideri mitici, il respiro di una civiltà sul ciglio di una rupe pendente sul mare. Edifici storici di pregio possono essere considerati, nel vallone interno del borgo, i due mulini e le due fabbriche di carta, interessanti esempi di archeologia industriale che utilizzavano la forza motrice dell'acqua.L'arenile incuneato in questa profonda insenatura ha svolto nei secoli una funzione di approdo per le imbarcazioni. Il borgo dei pescatori dopo una lunga decadenza è ora completamente restaurato. Singolare è la galleria d'arte en plein air costituita da oltre cento "muri d'autore", murales e sculture che fanno di Furore un "paese dipinto" che si racconta anche in questo modo.Ma è l'ambiente, la principale attrattiva di questo paese-non paese incorniciato da bellissime le vedute: gli ulivi, le vigne terrazzate sul profilo dei monti, i pergolati dei limoni con le reti tese sui pali, i tetti rossi e le colorate maioliche dei piccoli campanili, i coloratissimi fiori dei rovi selvaggi, e il mare - azzurro, sempre presente, laggiù in fondo, nella curva dell'occhio. Riassumono il panorama del luogo i muri sbrecciati e arsi di sole, le erbe alte dei campi non coltivati, le barche tirate a secco, i tornanti della strada: altri punti di riferimento di un paesaggio sottratto all'abbandono, che può tornare a vivere in forza del suo stesso mito.Il pomodorino al filo, detto piennolo, e la vite (la Doc Costa d'Amalfi, sottozona Furore, che è Città del Vino) coltivata a mezzacosta sui fianchi scoscesi della collina, sono i frutti di questa terra generosa che ha "i piedi nell'acqua, il volto baciato dal sole e i fianchi sinuosi di una bella donna".  
 Il piatto del borgo
Piatto-monumento è totani e patate, ideato dal contadino-pescatore per sfamare la numerosa famiglia (in caso di necessità, bastava aggiungere patate).
è questa una cucina che cattura e mescola profumi di terra e di mare: il migliaccio, la minestra maritata, la caponata sono altri piatti tradizionali serviti nei numerosi ristoranti del luogo.
 
Pia Focic
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