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28/08/2012
Egnazia, l’Atlantide pugliese.
Lungo la costa Adriatica, in una delle zone più suggestive, tra frastagliate scogliere e delicate insenature sabbiose, è possibile tuffarsi in un mare color smeraldo e nuotare fra le rovine di un importante municipio romano: l’antica Gnathia.
Quante emozioni che nascono dalla visione delle colonne dei templi e della necropoli nell’acqua, ripensando al fascino di una civiltà antica, ora in parte sommersa.
Gnathia era una città di fondazione messapica, conquistata dai Romani nel III secolo a.C.. Alcune notizie vengono fornite dagli scritti del geografo greco Strabone e del poeta latino Orazio, che fu di passaggio nel 38 a.C.. Quest’ultimo racconta che, costruita “contro la volontà delle ninfe”, fu un importante centro commerciale grazie sia alla sua posizione strategica lungo la via Traiana, una delle strade più trafficate che congiungevano sia Roma e Brundisium (Brindisi) che all’attrezzato porto verso l’Oriente. Ma fu anche un rinomato luogo di villeggiatura romana nonchè sede di una fiorente industria di ceramiche. Molto noti sono i suoi vasi decorati con motivi botanici e con rappresentazioni di vita quotidiana, presenti nei principali musei archeologici del mondo.
Le rovine constano delle mura, di circa 2 km, che proteggevano la città da terra, del porto avvolto da due lunghi moli, di diversi tracciati di strade pubbliche, della base di una basilica paleocristiana, di un Anfiteatro, di numerosi pozzi, di fornaci, di sacelli e tombe.
La città scomparve misteriosamente nel VI secolo d.C. e oggi è uno dei più interessanti siti archeologici italiani e molti reperti sono custoditi nel Museo Nazionale di Egnazia a Fasano e nella collezione Meo-Evoli a Monopoli.
Letizia Passantino