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15/01/2012
Sette film in sette giorni !
guida alla settimana cinematografica in tv dal 16 al 22 gennaio
La seconda settimana cine-televisiva del 2012 si apre con una spy story d’annata, più che dannata: “True lies” (1994, Rete 4, lunedì 16 – 21,10), di James Cameron, mescola infatti nelle dosi opportune le iperboli dell’action-movie futuristico all’auto-ironia della commedia. Schwarzenegger dei tempi d’oro, cioè muscoli e battute, interpreta uno 007 che agli occhi della moglie (Jamie Lee Curtis) è un pacifico rappresentante di computer. Crisi familiare, quando i coniugi vengono rapiti da terroristi arabi... Remake del film francese “La totale” di Claude Zidi, aveva nelle corde la metamorfosi in “americanata”: e così è stato, per fortuna senza cadute di stile, grazie all’impeccabile script di Cameron.
Ancora risate in apertura di settimana, con un evergreen della commedia: “Frankenstein Jr.” (1974, Iris, martedì 17 – 22,50) di Mel Brooks. La parodia del ben noto romanzo di Mary Shelley strapazza gli stereotipi del gotico, regalando più di uno sketch esilarante. Spicca un irresistibile Marty Fieldman nei panni di Igor, il gibbuto e strabico servitore del Dottor Frankestein (Wilder), di controllata demenzialità.
Ancora dal digitale terrestre provengono i titoli più interessanti nel mid-week. “La valle dell’Eden” (1955, Iris, mercoledì 18 – 21,10) non è forse il miglior film di Elia Kazan (tra l’altro, la sua prima opera a colori, con perfetto utilizzo del Cinemascope), ma si candida credibilmente a costituire il “ritratto cinematografico” di James Dean, qui al primo ruolo di protagonista. Da un romanzo di John Steinbeck, una moderna versione psicologica sul tema “Caino e Abele”. In California (1917), Cal si ribella al padre, da cui si ritiene non amato, litiga col fratello e scopre che la madre non è morta, bensì dirige un bordello. Oscar a J. Van Fleet proprio per quest’ultima interpretazione.
Anche il cinema italiano dice la sua nella settimana entrante. Con “La prima cosa bella” (2009, Canale 5, giovedì 19 – 21,10), Paolo Virzì omaggia la propria Livorno, in una sorta di amarcord personale dal sapore dell’epopea familiare in tono minore. Bruno (Valerio Mastrandrea), professore di lettere a Milano, torna nella cittadina toscana per l’aggravarsi della malattia della madre Anna. L’agrodolce della commedia italiana insaporisce la cronaca familiare, sullo sfondo ben curato di un Paese in cambiamento, ma irriducibile nei propri difetti.
Altra gemma dell’ultimo lustro cinematografico è “Il dubbio” (2008, Rai 3, venerdì 20 – 21,05), del premio Pulitzer John Patrick Shanley, che adatta per il grande schermo una sua stessa piéce teatrale. Duello, e duetto, senza esclusione di colpi “verbali” tra Meryl Streep e Philip Seymour Hoffman. Bronx, 1964: sorella Aloysius, in una scuola cattolica, guarda con sospetto alle attenzioni di padre Flynn verso un ragazzo di colore, fino a montarne un caso. Molto mestiere, ai limiti del didascalico: ma la voluta ambiguità di fondo, con sospettatori e sospettati che non si cristallizzano in buoni e cattivi, salvaguarda una trama equilibrata.
Per chi scegliesse di restare a casa il sabato sera, c’è la possibilità di rivedere uno dei migliori adattamenti di un romanzo di Grisham, “La giuria” (2003, Rete 4, sabato 21 – 21,10), che il regista Gary Fleder modifica spostando il mirino dalle multinazionali del tabacco a quelle delle armi, per evitare un doppione di “Insider” di Michael Mann. Giovane vedova di New Orleans intenta causa al consorzio d’armi che ha consentito al killer di acquistare l’arma del delitto. Si scontrano un avvocato idealista (Dustin Hoffman) ed una cinica volpe del foro (Gene Hackman). Cast a cinque stelle completato da John Cusack e Rachel Weisz.
Di domenica, all’omelia della messa si può aggiungere il lungo sermone cinematografico del “buon pastore” Robert De Niro, che torna alla regia con “L’ombra del potere – The Good Shepherd” (2006, Iris, domenica 22 – 21,05). Anche in questo caso un cast d’eccezione (Matt Damon, Angelina Jolie, Alec Baldwin), per un thriller vagamente ispirato alla vicenda di James Jesus Angleton, direttore della CIA dal 1954 al 1974. Ma, a ben vedere, più che una ricostruzione è una deframmentazione a colpi di flashback, allucinata dalle paranoie dell’America di Bush Jr.
Antonio Maiorino
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