Ancora un passo falso per il Napoli, fermato in casa dal Monza sullo 0 - 0. Una partita con pochi alti e tanti bassi per gli azzurri che si divorano un paio di occasioni clamorose ma devono anche ringraziare Meret che, pur infortunato, neutralizza un rigore di Pessina. La formazione iniziale è quella ipotizzata, con Zerbin esterno destro e Raspadori centravanti. Ma, in una gara casalinga, con l'assoluta necessità di vincere per tentare di risalire la china, suonano inspiegabili i pochi minuti concessi a Simeone, con Raspadori evanescente così come i suoi compagni di reparto.

Appare chiaro, ormai, che l'ex Sassuolo soffre in questo schema ed anche in altri. Non si discutono le qualità del calciatore ma certamente era leito attendersi tanto di più dopo l'importante investimento della società. Cosi come era legittimo attendersi un minutaggio più ampio per Simeone, centravanti vero, che sa riempire l'area di rigore, tiene impegnati i centrali avversari e, quando è stato impiegato, ha spesso fatto gol. Non si comprende quale sia la "ratio" di questa scelta. In ogni caso, l'anno 2023, quello dello scudetto, si chiude come nessuno poteva immaginare.

Il Monza ha giocato la sua gara, alla ricerca di punti dopo le 2 sconfitte consecutive ed ha anche rischiato di vincere. Una squadra accorta, ben messa in campo con una buona organizzazione di gioco ed alla quale, a nostro sommesso avviso, manca solo un autentio bomber capace di capitalizzare la mole di gioco prodotta.

Gli azzurri, invece, appaiono sempre lontani da una qualità di gioco che dovrebbe loro appartenere. Il gol non arriva, la manovra è come sempre involuta, il giro palla lento e ripetitivo a cercare ossessivamente la sovrapposizione sulla fascia e uno spazio per entrare in area, che, però, spesso non viene occupata dai centrocapisti e le poche palle che vi engrano, diventano facile preda dei difensori. Ora, il mercato che potrebbe riservare delle importanti sorprese anche in considerazione di una classifica che, in ottica Champions, diventa sempre più complicata. Cambiare non è più una scelta ma, per quanto finora visto, una necessità

Antonello Giannetti