Notizie » Cultura » Cinema e TV
17/01/2013
Film: Vita di Pi
È nelle sale cinematografiche dal 20 dicembre, siete quindi ancora in tempo per vedere il capolavoro scritto da Yann Martel, premiato nel 2002 con il Booker Prize, trasferito in pellicola. Il regista Ang Lee sperimenta il 3D per la prima volta e la trama gli consente di sfruttare appieno le peculiarità di questa tecnologia. Paesaggi marini e terrestri, ampi orizzonti in cui mare e cielo si fondono magicamente, immagini subacquee meravigliose e fantastiche.
Il diciassettenne Pi è cresciuto nello zoo del padre in India, negli anni ’70. La famiglia di Pi, per migliorare le sue condizioni di vita, decide di trasferirsi in Canada, ma nel corso della notte la nave giapponese sulla quale sono imbarcati, naufraga. Unici sopravvissuti: Pi, una zebra, un orango, una iena, e una tigre del Bengala di nome Richard Parker.
Una convivenza forzata che sembra dover trovare la sua fine quando giungono in un’isola, che scoprono essere carnivora e dalla quale fuggono. Il giovane narra le sue vicissitudini ad uno scrittore che è incuriosito dalla storia di cui è venuto a conoscenza tramite lo zio di Pi.
Drammatico, avventuroso, il film di Ang Lee ha opinioni discordanti tra gli spettatori. Particolare è la chiave di lettura offerta sin dall’inizio della pellicola agli spettatori: tutto può essere letto in chiave allegorica e non sarà solo un film fantastico, ma un racconto che lascia discutere anche giorni dopo la visione. Il confronto/scontro dell’uomo con la tigre e le versioni contrastanti pronunciate all’interno stesso del film, lasciano lo spettatore con il dubbio se il naufragio abbia messo in luce gli aspetti migliori o peggiori di Pi, dando maggior valore alla credenza che il bene e il male sono separate da un velo sottile, convivono nello stesso cuore, e non abbiamo mai la certezza di quale prevalga e in che momento.
Giuliana Scamardella