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29/01/2012
Sette film in sette giorni – guida alla settimana cinematografica in tv
La settimana che segue la scomparsa del cineasta greco Theo Angelopoulos, già omaggiato a stretto giro dal palinsesto, si apre in tv con “The Inglorious Bastards”. Piccola burla: non è il film di Tarantino, ma il cult di Enzo Castellari, in Italia noto come “Quel maledetto treno blindato” (1978, Rai Movie, lunedì 30 gennaio – 10,40). O meglio: noto per lo più da quando Quentin Tarantino l’ha omaggiato intitolando “Ingloriuous Basterds” il film con Brad Pitt e Christoph Waltz del 2009. Scritto a più mani con la collaborazione di uno dei mammasantissima del poliziottesco, Sergio Grieco, racconta di una pattuglia americana di stanza nelle Ardenne durante la Seconda Guerra Mondiale: ladruncoli e disertori condannati alla fucilazione, ma che per alterne vicende si daranno prima alla fuga, poi saranno coinvolti, più o meno eroicamente, nella neutralizzazione di un treno blindato dal contenuto importantissimo. Poca verosimiglianza e molto, sporchissimo spettacolo, che metabolizza la lezione del cinema di Peckinpah contaminandola con l’esperienza del poliziesco all’italiana.
Anche Franco Nero è un pezzo di storia del cinema italiano che Tarantino conosce bene, specie per l’interpretazione di “Django” di Sergio Corbucci. Ne “Il giorno della civetta” (1968, La7, martedì 31 gennaio – 14,05) l’attore impersona il capitano Bellodi, carabiniere settentrionale trasferito in Sicilia, alle prese con mafia ed omertà, inventato, ma nemmeno tanto, da Leonardo Sciascia nell’omonimo romanzo. Direzione ferma e diligente di Damiano Damiani, che riesce ad animare il contenuto dell’opera letteraria con un ritmo serrato. Claudia Cardinale impeccabile e bellissima.
Altro classico a metà settimana, ma made in Hollywood: “Lo spaccone” (1961, Iris, mercoledì 1 febbraio – 21,10), con un indimenticabile Paul Newman nei panni di un incallito giocatore di biliardo, che tra scantinati fumosi e sfide all’ultima buca, cercherà di diventare “il migliore”, sacrificando dolorosamente la vita privata per un’ossessione. Il regista Robert Rossen descrive con evocativa meticolosità atmosfere ed ambienti, quasi fossimo in un dipinto di Edward Hopper; il gigantesco Newman ci mette il resto. Bel cinemascope in bianco e nero, valse l’Oscar per l’attore protagonista.
Non c’è bisogno di aspettare l’ora di cena per indovinare chi verrà sul piccolo schermo nel primo pomeriggio di giovedì, in cui Spencer Tracy, Sidney Poitier, Katharine Hepburn e Katharine Houghton compongono il simpatico quadrilatero del celebre “Indovina chi viene a cena?” (1967, Rete 4, giovedì 2 febbraio – 16,30) di Stanley Kramer. Godibile commedia liberal a favore della campagna per i diritti civili dei neri americani, giustamente premiato con due Oscar (la Hepburn e la sceneggiatura). Tracy: una vecchia volpe irresistibile.
Ancora un’evocazione delle battaglie civili statunitensi, ma più dolente, sul digitale terrestre, con il recente “Milk” (2008, Rai 3, venerdì 3 febbraio – 21,05) di Gus Van Sant, ma soprattutto l’intensissima performance di Sean Penn, credibile e commovente nei panni di Harvey Milk, attivista e politico gay, tra i paladini della battaglie di civiltà del ventesimo secolo. Magnifica anche la ricostruzione dei quartieri di San Francisco e della penombra poco rassicurante delle stanze dei bottoni.
Quasi logico che, per contrastare la rivalità dei pub e delle pizzerie, al sabato sera una rete nazionale cerchi di dissuadere dall’uscire con un film avvincente, anche se non esattamente per famiglie. L’horror “Il sesto senso” (1999, Rete 4, sabato 4 febbraio – 21,15) vede Bruce Willis dare le sembianze ad uno psicologo alle prese con un bambino di nove anni dotato di una strana “luccicanza”, che lo mette in contatto con i morti impiccati due secoli prima in quella che è diventata la sua scuola. Il regista M. Night Shyamalan firma un’opera inquietante, in cui più che la spettacolarizzazione dell’orrore colpiscono suspense ed alta temperatura psicologica.
Alla domenica non tutti vorranno far tardi prima dell’inizio di una nuova settimana lavorativa, ma per i cinefili nottambuli varrà la pena rivedere, a meno che non si sia eccessivamente impressionabili, uno dei migliori film di David Lynch: “The Elephant Man” (1980, Iris, domenica 5 febbraio – 1,13), che racconta la storia vera di John Merrick (1862 – 1890), cui la rarissima malattia della neurofibromatosi aveva conferito un aspetto mostruoso. Il bellissimo bianco e nero del veterano Freddie Francis valorizza una storia condotta senza pietismi né compiacimenti grotteschi, delineando una vicenda sulla dignità del dolore e sul senso di umanità, non priva di trovate geniali. Ottenne 8 candidature, ma non vinse nessun Oscar.
Antonio Maiorino