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Il peperoncino, un diavoletto in cucina.

12/01/2015

Il peperoncino, un diavoletto in cucina.

Il peperoncino viene utilizzato in molte ricette culinarie tradizionali del Sud peninsulare, soprattutto in Calabria ove troviamo la “nduja” piatto principe incontrastato del sapore piccante. La “nduja” non è altro che un impasto di carne di maiale con quantità elevate di tale spezia, è consumata solitamente spalmandola su del pane caldo, ma si sposa bene anche con la pizza, negli spaghetti e persino nella preparazione delle uova fritte.

E’ importante sottolineare che, oltre a rendere le pietanze appetitose e stuzzicanti, il peperoncino è stato da sempre apprezzato per i suoi numerosi e benefici effetti, in quanto è ricco di vitamine A, betacarotene, vitamina C e vitamina E, sodio, potassio e numerosi sali minerali come calcio, fosforo, ferro, magnesio e selenio che aiutano la digestione. Inoltre è un ottimo antiossidante, antinfiammatorio, antistaminico e più in generale migliora l’efficienza dell’intero metabolismo corporeo.

Il peperoncino contiene anche un notevole apporto di steroli vegetali che sono molto importanti per contrastare l’accumulo ed il deposito del colesterolo nei vasi sanguigni; non a caso è considerato un protettore dell’apparato cardiocircolatorio ed essendo vasodilatatore è un ottimo afrodisiaco naturale.

Dunque cari lettori, dopo averne ricordato gli effetti benefici cerchiamo di saperne un po’ di più sulla sua pianta. Essa è di tipo erbaceo, del genere Capsicum, ha fiorellini bianchi o violacei e non raggiunge il metro di altezza. Il frutto è una bacca di varia forma, grandezza e colore; le varietà cinesi

sono piccole e coloratissime, difatti vengono coltivate al solo scopo ornamentale. Il nome Capsicum deriva dal latino capsa, che significa scatola, infatti il peperoncino è contenitore di un incredibile numero di piccoli semi.

Tale alimento è antichissimo e, originario del Sudamerica, fu introdotto in Europa da Cristoforo Colombo con un grandissimo successo; in realtà fu molto più gradito di altre spezie importate in quel periodo, sia perché si sposava bene con i cibi mediterranei che per il suo accessibile costo.

Chiunque disponga di uno spazio fuori casa, giardino o anche solo di un balcone, può coltivarlo, poiché è una pianta che non necessita di particolari cure ed allieta con i suoi vivaci colori. Si semina nel periodo di febbraio-marzo in un terreno “leggero” ma ricco di sostanza organica, lo sviluppo delle piantine avviene già dopo un mesetto e la raccolta dei frutti è in estate, a fine giugno inizi di luglio.

Durante la semina fate attenzione ai bruschi cali della temperatura, poiché teme molto il freddo e l’aria secca, che facilita l’attacco di alcuni parassiti come i moscerini bianchi ed i ragnetti rossi; in tal caso non preoccupatevi, basta solo fornire alla pianta una maggiore umidità e trattarla con un insetticida specifico.

Letizia Passantino
 

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