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10/04/2012
Lavoro e articolo 18..
Ansia e preoccupazione tra i lavoratori
Uno degli obiettivi più importanti per il Governo Monti, era sicuramente rappresentato dalla riforma del lavoro, ritenuta indispensabile per rendere il mercato italiano più efficiente e flessibile, a beneficio delle imprese. Una riforma che, è bene dirlo, era stata annunciata come durissima e inevitabile, così come dolorosa era stata quella relativa alle pensioni(l'età pensionabile è stata elevata a 67 anni). Lavoratori preoccupati ed insoddisfatti cosi come le imprese che avrebbero voluto la sparizione definitiva della parola reintegro. Nell'ultima bozza, invece torna il reintegro per i licenziamenti individuali per motivi economici, nelle aziende con più di 15 dipendenti, laddove si accerti la «manifesta insussistenza» dei motivi addotti dal datore di lavoro. Negli altri casi è previsto un indennizzo, ridotto rispetto alla prima versione della legge: da 12 a 24 mensilità (era da 15 a 27) dell'ultima retribuzione.
I licenziamenti discriminatori, è bene sottolinearlo, sono sempre nulli e prevedono sempre il reintegro.
Quanto ai licenziamenti disciplinari, cambia l'entità dell'indennizzo, che passa da 12 a 24 mensilità, mentre nella precedente ipotesi era tra 15 e 27. Per il resto il disegno di legge conferma la modifica dell'attuale articolo 18 che prevede sempre il reintegro solo nel caso manchi la giusta causa o il giustificato motivo. Negli altri casi ci sarà l'indennizzo.
Dunque, riepilogando, la novità sta nel fatto che il giudice può scegliere tra reintegro e indennizzo quando il motivo non sussiste, ma per concedere il primo c'è bisogno che il motivo sia «manifestamente insussistente». Ma attenzione perchè c'è anche un'altra norma che obbliga il giudice a non andare oltre le proprie prerogative, ovvero a non entrare nel merito delle valutazioni tecniche, organizzative e produttive del datore di lavoro che licenzia. La riforma prevede che se il giudice dovesse disattendere tale norma, la sua sentenza può essere impugnata.
E' stata inoltre elaborata una nuova procedura di conciliazione che diventa obbligatoria per i licenziamenti economici, e prevede che il datore di lavoro deve, prima di licenziare, dichiararne l'intenzione ed i motivi, e comunicare le eventuali misure di assistenza alla ricollocazione. Le parti saranno così convocate dalla direzione territoriale del lavoro ed entro 20 giorni si cercherà una soluzione consensuale. In caso di esito positivo che preveda la risoluzione del rapporto di lavoro con un indennizzo per il lavoratore, questi può anche essere affidato a un'agenzia che ne tenti il ricollocamento. Se invece il tentativo fallisce, il datore di lavoro licenzia il lavoratore che può ricorrere contro il licenziamento. Ma se non dovesse dimostrare le sue ragioni,oltre al licenziamento è prevista la perdita dell'indennizzo che avrebbe ottenuto in sede conciliativa.
Insomma, non si prospettano tempi sereni per le nuove generazioni che dovranno programmare la propria vita, il proprio futuro. Difficile immaginare nei prossimi anni mutui trentennali concessi a ragazzi alla prima esperienza lavorativa. Sacrifici durissimi per risanare un bilancio da profondo rosso. Inevitabili, secondo il Premier.
Donatello Giannetti