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Na tazzulella \'e cafe\'...

14/04/2012

Na tazzulella 'e cafe'...

Il caffe' e Napoli, un connubio vincente.

“Andiamo a prendere un caffè?”. E' la domanda che più spesso vi sentirete fare se vi trovate a Napoli. Prendere il caffè a Napoli non è una cosa banale, tutt'altro, è sempre un momento “speciale”.
Momento di aggregazione, scusa per scambiare due chiacchiere, per parlare di affari, davanti al profumo inebriante di questa bevanda nessuno sa dire di no. Allora conosciamo un po' la storia di questa prelibatezza che a Napoli assume un significato particolare.
Il caffè ha origini antichissime, viene citato da Omero, nella Bibbia e da fonti che fanno riferimento alla cultura araba. Inizialmente venivano consumate le bacche della pianta durante i lunghi viaggi. Successivamente, intorno all'anno mille, vennero bolliti i chicchi di caffè che diedero vita ad una nuova bevanda. In Occidente il caffè arrivò tra il XVI e il XVII secolo, quando nei porti di Marsiglia e Venezia cominciarono ad arrivare navi dalla Turchia con sacchi contenenti i chicchi della pianta. Il decotto che si produceva con questi chicchi veniva chiamato “Vino Arabo” e venne inizialmente accusato dalla Chiesa di essere la bevanda del diavolo, fino a quando Papa Clemente VIII decise invece di santificarla. Da quel momento il caffè si diffuse ovunque e i suoi consumatori divennero milioni in tutto il mondo. I secoli che seguirono videro l'apice della diffusione del caffè anche grazie all'apertura di numerosi “Caffè”, luoghi in cui si incontravano gli intellettuali per discutere di politica, di attualità e, perchè no, di pettegolezzi.
A Napoli il caffè arrivò grazie a Maria Carolina; ella dopo aver sposato il re Ferdinando di Borbone, non volendo rinunciare alla bevanda che era solita sorseggiare a Vienna, la trapiantò nella cultura partenopea. Un altro aspetto fondamentale che ha portato Napoli ad essere la “capitale del caffè” è dovuta all' invenzione nel 1800 della “caffettiera napoletana” che alternava il metodo di bollitura alla turca al metodo di infusione alla veneziana, con un sistema a doppio filtro. Si passò successivamente all'adozione della “machina per espresso” di cui i napoletani divennero subito maestri.
E dopo tutta questaspiegazione, sapete cosa vi dico...? mi è venuta voglia di andare a prendere 'na tazzulella e cafè...!

Anita Ricca

 

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