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Les Pecheurs de Perles: Pescatori di Perle

17/05/2012

Les Pecheurs de Perles: Pescatori di Perle

di G. Bizet, al Teatro Verdi di Salerno

“CI MUOVE LA PASSIONE” è il motto creato, per la stagione corrente, dal Teatro Verdi di Salerno, divenuto oramai da qualche anno una nuova, importante realtà che attira pubblico da ogni parte d’Italia. Vario e nutrito il cartellone, che alle grandi opere (sicuro richiamo anche per il pubblico dei non adepti) affianca coraggiosamente titoli meno noti, ma altrettanto validi, suscitando grande interesse nel mondo degli appassionati del Melodramma.

Così, subito dopo “La Traviata” di Giuseppe Verdi, la stagione prosegue con “Les Pecheurs de perles”, capolavoro giovanile di Georges Bizet, poco apprezzato dai contemporanei ma che col tempo ha ottenuto piena riabilitazione, tant’è che verrà rappresentato, nel prossimo autunno, anche al San Carlo di Napoli.

Quest'opera - "ponte" tra l'epoca precedente ed il romanticismo verdiano, di cui anticipa temi e sonorità - è ambientata in un luogo prettamente esotico come l'isola di Ceylon, ma l'ispirazione e i sentimenti dominanti (anche quelli che "animano" la musica), sono tipicamente europei: l'esotismo pertanto diviene assolutamente marginale, limitandosi agli elementi di contorno, come la scenografia e i (bellissimi) costumi.

Due i protagonisti maschili, Nadir e Zurga, legati da antica e nobile amicizia, che entrano drammaticamente in conflitto in quanto entrambi innamorati della bellissima Léila, sacerdotessa combattuta tra il voto di castità e l'amore (tenero insieme e sensuale) che la lega a Nadir. Il dramma si compie allorquando Zurga - pur di tener fede ai sentimenti che lo legano a ciascuno dei due - s'immola, per favorire l'amore tra la donna amata da sempre e il suo miglior amico, salvando loro la vita.

Molto bella, la regia di Riccardo Canessa, pur nel segno della tradizione, come richiedono l'opera ed il teatro stesso; notevole la messa in scena, curata sin nei minimi particolari dei costumi (opera dell'artista Patrizia Balzerano), ma con qualche tocco di modernità nelle scene di Flavio Arbetti, dovuto agli apporti videoartistici di Jean Baptiste Warluzel.

Molto bravi i cantanti, gli artisti tutti e i numerosi componenti del coro, tutti perfettamente abbigliati alla maniera orientale; applauditissima, l'orchestra magistralmente diretta dal Maestro Oren, alla sua prima direzione nell'attuale stagione; insomma, un ottimo lavoro di squadra, che ci ha regalato - ancora una volta - una piacevolissima serata d'opera.
 

Maria Continisio

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