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IL PARCO ARCHEOLOGICO DI PAUSILYPON

14/06/2012

IL PARCO ARCHEOLOGICO DI PAUSILYPON

Il mito di “Pausilypon”, nasce proprio qua, sul costone roccioso tra Trentaremi e la Gaiola, dove sorge la villa di Publio Vedio Pollione. Pollione proveniva da una famiglia di liberti, ma - divenuto ricchissimo, al seguito di Augusto - riuscì a raggiungere addirittura l’ordine equestre: dopo la battaglia di Azio (31 a.c.), decise di trascorrere il resto della sua vita proprio qua, su questo magnifico promontorio del golfo di Napoli, costruendo una grande villa, per lui provvidenziale motivo di “sollievo dal dolore”(Pausilypon). All’epoca, Napoli era soltanto una colonia difensiva di Cuma, di cui Pozzuoli era il porto: proprio ai margini dell’antico insediamento romano, iniziarono a sorgere tante ville, e questa era sicuramente la più bella. Alla sua morte, insieme a tutte le sue proprietà, Pollione lasciò all’imperatore Augusto anche la villa, che venne ulteriormente arricchita di tante altre strutture per farne veramente un luogo di delizie: le peschiere dove si allevavano murene, la palestra, lo stadio, il tempio e addirittura un acquedotto. Sembra che anche la cosiddetta “Casa degli Spiriti” e la “Scuola di Virgilio”, entrambe in riva al mare all’altezza di Marechiaro, ne facessero parte, con la funzione di ninfeo.

Proprio per rendere accessibile la zona dai porti di Cuma e Pozzuoli, nel I secolo d.C. era stata scavata nel tufo una imponente galleria, lunga circa ottocento metri: la “grotta di Seiano”, detta così dal nome di chi, pochi anni dopo, la risistemò, ampliandola ulteriormente. Tuttora, alla villa si arriva ancora attraversando questo capolavoro dell’ingegneria romana, che da solo vale una visita. Lo straordinario percorso nelle viscere della terra è come un viaggio simbolico attraverso millenni di storia, che ci consente un ritorno al passato quasi fosse una macchina del tempo. All’uscita, il buio che ha reso il cammino ancor più misterioso ed affascinante, viene squarciato dalla fortissima luce riflessa dal mare: al nostro sguardo, si offre uno dei panorami più belli del Golfo di Napoli, subito dietro lo scenario incantato costituito dai due teatri, entrambi molto ben conservati, che sopravvivono alle ingiurie del tempo in questo luogo incredibile. C’è il teatro grande, praticamente intatto, che aveva al centro della scena finanche una vasca, nella quale potevano essere allestiti spettacoli acquatici, come in un piccolo ninfeo; proprio di fronte, l’ “Odeion”, un altro teatro di dimensioni minori (forse coperto, in origine), destinato alla musica ed alla lettura di poesie, addirittura fornito di un palco per l’Imperatore ; nel mezzo, un giardino che, all’epoca, doveva rivestire la funzione di un moderno “foyer”. Entrambe le strutture furono costruite “alla greca”, utilizzando cioè la naturale conformazione del luogo, per il declivio, mentre alle scenografie in legno faceva da sfondo (sempre alla maniera greca) il magnifico panorama del golfo. Questo ameno luogo di delizie, in un successivo periodo storico, venne abbandonato perché troppo esposto agli attacchi dei pirati saraceni, per fronteggiare i quali la collina di Posillipo divenne costellata di torri di avvistamento. La grotta di Seiano, oramai inutilizzata, fu dimenticata per secoli, ma venne “riscoperta” per caso, in epoca borbonica, durante i lavori per la costruzione di una nuova strada: fu proprio Re Ferdinando II a riportarla alla luce, rendendola nuovamente percorribile e consentendo anche il successivo ritrovamento di questo patrimonio di inestimabile valore.

Maria Continisio

 

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