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NAPOLI: La Pontificia Real Basilica di San Giacomo degli Spagnoli

24/07/2012

NAPOLI: La Pontificia Real Basilica di San Giacomo degli Spagnoli

Forse in pochi conoscono, a Napoli, la Pontificia Real Basilica di San Giacomo degli Spagnoli, una delle più rilevanti architetture del periodo vicereale, tornata attualmente visitabile (ma solo il giovedì e il venerdì). Poco nota, forse, anche perché se ne riconosce a stento l’ingresso (sul lato destro della facciata), inglobato com’è nel corpo dell’edificio, attualmente sede del Comune di Napoli.

Per meglio comprendere le origini della Basilica, dobbiamo ricordare che, verso la metà del sedicesimo secolo, il Vicerè Don Pedro Alvarez de Toledo studio' un nuovo assetto urbanistico per conferire alla città di Napoli l’aspetto di una vera capitale. Nacque così l’idea di realizzare un grande ospedale con annessa una Chiesa, ispirato al complesso assistenziale di San Giacomo a Roma, anche al fine di rispondere alle esigenze della comunità spagnola presente in città. Il progetto fu affidato all’architetto Ferdinando Manlio (autore del progetto del palazzo vicereale e della ristrutturazione di Castel Capuano), dedicando l’intera opera a San Giacomo, patrono di Spagna.

Il bellissimo interno - danneggiato in parte dalle bombe dell’ultima guerra è ricco di opere cinquecentesche e di memorie della presenza spagnola a Napoli. Va menzionata la zona absidale, costituita da un ricchissimo altare in marmi policromi e madreperla, opera di A. Vaccaro, sormontato da uno splendido organo decorato in oro zecchino, opera magistrale del barocco napoletano, secondo solo a quello di San Domenico Maggiore. Proprio dietro l’altare maggiore, Don Pedro volle erigere il proprio monumento sepolcrale, incaricando per la realizzazione Giovanni Merliano da Nola, con cui collaboravano artisti del calibro di Giandomenico d’Auria e Annibale Caccavello. Il monumento è composto da un alto basamento quadrato, sui cui lati sono mirabilmente raffigurate, in bassorilievo, le vittoriose imprese vicereali; ai quattro angoli, le statue delle virtù cardinali (Giustizia, Fortezza, Temperanza e Prudenza), mentre in cima, riconosciamo le statue del Vicerè e della prima moglie, Donna Maria Pimentel Orsorio, entrambi rappresentati inginocchiati, in atto di preghiera. Ma il caso volle che, al momento della morte - avvenuta nel 1553 - il Vicerè si trovasse a Firenze, nel cui duomo venne seppellito: la sua tomba venne terminata successivamente, nel 1570, ed ospitò poi suo figlio, Don Garcia de Toledo, e la di lui moglie, donna Vittoria Colonna.

Da quell’epoca, la Basilica ha subito molte trasformazioni con una serie di restauri, fino alla decisione di abbattere l’Ospedale per far posto al Palazzo dei Ministeri del governo borbonico (l’attuale Municipio): fu allora che, nel 1819, venne distrutta la monumentale facciata, inglobando il tempio rimasto per fortuna quasi integro nel suo splendore interno. Tuttora riconosciuta come chiesa nazionale spagnola, essa viene ancora amministrata dalla “Real Hermandad de Nobles Españoles de Santiago”.

Maria Continisio
 

 

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