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13/01/2012

Mestieri di un tempo...

Al giorno d’oggi, in una società consumistica in piena crisi economica, si è necessariamente costretti tutti ad essere molto più accurati per i nostri acquisti: talvolta, si devono recuperare oggetti, indumenti, accessori già destinati nei cestini che possano essere nuovamente ricollocabili, o che resuscitino … come nel caso di un vecchio paio di scarpe !
Quello del calzolaio è uno dei mestieri più antichi del mondo ( ndr. un imperatore romano, prende il nome dal tipo di sandali che indossava, Caligola: i sandali erano lavorati con delle strisce di cuoio, le calighe, che dal piede partivano fino al polpaccio ) .
Ormai, i calzolai che si trovano girando per le nostre città hanno i capelli bianchi, le loro “botteghe” custodiscono l’ esperienza di tanti anni, tra aneddoti e scaffali: di scarpe ne hanno viste a centinaia !
Come in mura di cinta, il calzolaio nel suo fedele grembiule  “custodiva” la propria arte per il suo quartiere: chi non è rimasto attratto dalle gestualità di rito e dagli attrezzi del ciabattino nostro amico ( detto o’ scarparo )  ?
D’obbligo ricordare i più caratteristici : il guardamano, fondamentale per non farsi male, il martello, la pinza per occhielli utile a praticare i fori nella scarpa, le tenaglie, i chiodi detti semenze e bollettoni ( vi ricordate come li “masticavano” lasciando attoniti noi piccoli ? ) il piede di ferro, la cera d’api utilizzata come impermeabilizzante, la mola per lucidare che tutti volevamo provare con le mani, le lame affilatissime (dette trincetto)  per sagomare il cuoio .
C’è chi ricorda che anticamente veniva utilizzato anche il cirasiello, ovvero lo spago che occorreva per misurare il piede, le tomaie e le forme :  chi poteva permetterselo, preferiva un paio nuovo di calzature creato esclusivamente dalle mani dell’artigiano . Tutti gli arnesi erano poggiati sul prezioso banco di lavoro, il deschetto dove lui seduto sul piccolo ma comodo sgabello serviva i clienti tra una battitura di un nuovo tacco e una lucidatura. Ai tempi moderni, la figura artigianale si è adeguata ad una innovazione tecnologica che consente lavori più rapidi. Anche il ricambio generazionale di questa vera e propria professione non c’è o almeno non è più come una volta quando si tramandava di padre in figlio . Così, non farebbe male creare laboratori dei mestieri, dove esperti maestri artigiani  trasferiscano ai giovani passione, tecniche, gesti dei lavori più antichi che potrebbero davvero sparire del tutto. Il pensiero concludendo va al tal simpatico Mastro Agostino Miciacio, portiere con la vocazione di ciabattino, nel fim “ San Giovanni decollato” con un giovanissimo Totò. 
“Che ne capisco io ?? Se non sapete fare il calzolaio, fate il farmacista, che è meglio ”..  Già, perché Calzolai si nasce, non si diventa !
 
Claudio d' Orlando
 
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