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Un rinnovato Nabucco alla Scala

21/02/2013

Un rinnovato Nabucco alla Scala

"Nabucco" torna alla Scala, teatro che ne ha consacrato fin dall’inizio il successo. E' la prima opera significativa di un Verdi non ancora trentenne e va in scena con un importante ed originale allestimento, un’ottima Compagnia di canto (in cui spiccano il grande Leo Nucci ed una validissima Abigaille) e la bella direzione di Nicola Luisotti, attuale Direttore Musicale del Teatro San Carlo di Napoli.

Le scelte coraggiose effettuate dal Regista (figlio d’arte) e dallo Scenografo, sembrano aver superato le iniziali perplessità del pubblico della Prima: si passa dai giardini pensili e dagli interni di interni della reggia di Babilonia o del tempio di Gerusalemme, ad una scenografia che premia l’essenzialità, fondata su varie tonalità di grigio. Semplici e di colore grigio anche gli abiti, analoghi per ebrei e babilonesi, a testimonianza del fatto che il dramma coinvolge tutti, senza distinzioni di sorta.

Nel crescendo dell’opera, oppressi ed oppressori vivono la medesima sofferenza ed analogo desiderio di riscatto che, dagli albori della Sinfonia di apertura, esploderà poi nel terzo atto, con il magnifico coro del “Va’ pensiero”.

In questa originale rivisitazione, il celebre coro non assurge più ad elemento determinante, ma è considerato alla stregua di tanti altri passaggi del dramma, tant’è che nessuno ha richiesto il “bis”, ritenuto quasi un “must” fin dalla prima rappresentazione.

Si dice che Verdi fosse rimasto estasiato proprio dalla magnifica espressività che emerge dalle parole di quello che la storia avrebbe poi eletto come uno dei brani più famosi e conosciuti di ogni tempo e che, proprio partendo dal “va pensiero”, fu composta poi l’intera opera.

Molto inchiostro è stato utilizzato in merito al patriottismo di Verdi e sul significato di questo coro, tanto che del Nabucodonosor (questo, in realtà, il titolo originale) viene data spesso un’interpretazione in chiave esclusivamente risorgimentale: ricordiamo che Verdi si rivolgeva ad una Italia che non era ancora unita e ad una Milano soggetta al dominio austriaco.

L'emozionante melodia del coro tentava di esaltare e risvegliare i sentimenti più profondi di un popolo voglioso della rivalsa, mentre la pubblica dichiarazione di amore e nostalgia per la Patria doveva spingerlo a ribellarsi nei confronti dell’Oppressore.

In realtà, l’Opera argomenta della drammatica vicenda di un popolo oppresso, che verrà salvato, alla fine, solo in virtu’ della redenzione dello stesso Oppressore, illuminato da Dio: Nabucco.

Maria Continisio
 

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